Nel 2003, a trent’anni, ho lasciato Milano e il lavoro di investment banker per riprendere un’attività, oramai interrotta, che per mio nonno e mia madre era stata poco più di un hobby: il vino. Dall’ultima vendemmia di mia madre, nel 1987, il mondo era cambiato e quello enologico non faceva eccezione. Così sono ripartita da zero, o quasi. Ho acquistato nuovi terreni, ripiantato quelli obsoleti, costruito una moderna cantina, selezionato un enologo con cui condividessi la mia idea di vino, e affiancato gli operai nel lavoro in campagna per capirne dinamiche e complessità.
Oggi l’azienda conta 12 ettari di vigneto e 5 di uliveto in agricoltura biologica nel Sannio. Ho scommesso sul patrimonio di varietà autoctone campane perché credo che la peculiarità di un territorio sia la sua ricchezza. Soprattutto in un mondo globale.
I nostri vini e olii extravergini provengono solo da uve e olive di produzione aziendale. Seguendo tutto il processo produttivo possiamo garantirne la qualità e la coerenza nel tempo.
Il Sannio
Zona della Campania sconosciuta ai più perché fuori dalle rotte turistiche tradizionali. A soli 70 km da Napoli, il Sannio si discosta molto per cultura, clima e morfologia dallo stereotipo campano. Territorio rurale dove vigneti e uliveti si estendono a perdita d’occhio. Siamo ai piedi degli Appennini, al confine tra Campania, Puglia e Molise. La vite, importata dalla Grecia si diffuse in tutta la Magna Grecia e quindi anche in Campania. Da qui proveniva la maggior parte del vino consumato a Roma attraverso il porto di Pompei fino al 79 dC, fatidica data dell’eruzione del Vesuvio che cancellò la città di Pompei ed i suoi traffici mondiali.
A distanza di 2000 anni, oggi il Sannio vanta circa 10.000 ettari vitati e 1,2 milioni di ettolitri di vino prodotti e rappresenta circa il 45% della viticultura campana. La produzione è equamente ripartita tra bianchi e rossi.
Inverni rigidi, estati torride, precipitazioni copiose, escursioni termiche, a volte la neve. Il vulcano spento del monte Taburno a sud (mt 1388) ed il monte Matese a nord (mt 2050) fanno da cornice alla valle telesina dove si trova l’azienda. Tutto questo fa del Sannio zona di elezione sia per vini bianchi che rossi.
Vigneti
I 12 ettari di vigneto dell’azienda si trovano a Solopaca, ad un’altitudine compresa tra i 100 e i 300 metri, divisi in 2 appezzamenti denominati Pozzillo e Cesine. Il primo, più a fondovalle, ha terreni sciolti e disponibilità idrica, il secondo terreni argillosi, compatti e poveri. Assecondando le necessità e le caratteristiche dei singoli vitigni, al Pozzillo coltiviamo la Falanghina e lo Sciascinoso, mentre Greco, Fiano e Aglianico provengono dalla località Cesine. La forma di allevamento è il guyot, singolo o doppio. I sesti d’impianto variano da 3300 a 6500 ceppi per ettaro, sempre a secondo del vitigno, del terreno e dell’altitudine. Lavoriamo in regime biologico certificato (Suolo & Salute – Operatore Controllato n.33150).
Uliveti
I 5 ettari di uliveto dell’azienda si trovano tra le ventilate colline di Solopaca, Castelvenere e Benevento.
Coltiviamo circa 1500 ulivi di diverse età delle varietà sannite Ortice, Ortolana e Femminella da cui ricaviamo altrettante monocultivar di extravergine.
Concimiamo solo con prodotti organici, potiamo regolarmente e non pratichiamo irrigazione artificiale. Il sistema di allevamento è il vaso policonico con sesto 6 metri x 6 metri.
Biologico
Si fa un gran parlare di biologico di questi tempi, spesso in maniera incompleta, a volte solo come argomento commerciale per cavalcare la moda del momento. Penso invece che il biologico, inteso come ricerca di un equilibrio ottimale della pianta nel suo ecosistema, debba essere un obiettivo primario di un agricoltore e non il risultato di un calcolo economico. Ritengo che evitare di usare prodotti di sintesi o l’irrigazione forzata, permetta di ottenere frutti più sani e buoni e quindi anche minore necessità di intervento in sede di trasformazione dell’uva in vino.
Dall’altra parte è oramai provato che l’utilizzo continuativo nella coltura biologica di un metallo pesante come il rame, nel lungo periodo, renda i terreni sterili.
Tuttavia la natura da sola produce aceto, non vino, e sarebbe miope pensare che l’enologia non
contribuisca al miglioramento della qualità dei vini, come vorrebbero far intendere i sostenitori di un uso integralistico del biologico.
Il mio obiettivo è produrre vini dal gusto autentico e senza estremismi. Per questo i miei vini sono filtrati, utilizzo lieviti selezionati, aggiungo solfiti nella misura minima necessaria e non cercherò di convincervi che un difetto sia invece da intendersi come una caratteristica distintiva
I vini
IGT Campania Falanghina
Falanghina 100%
IGT Campania Fiano
Fiano 100%
IGT Campania Greco
Greco 100%
IGT Campania Rosato
Aglianico 100%
IGT Campania Aglianico
Aglianico 100%
IGT Campania Sciascinoso
Sciascinoso 85% Aglianico 15%
Sannio Aglianico DOC
Aglianico 100%